Festival musicali e nomi senza confini (geografici)

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Gianluca Billo, Managing director

 

Quali sono i grandi festival musicali del mondo, senza selezione di genere? Dal jazz al rock alla musica classica, le grandi iniziative musicali si svolgono ovunque nel globo, nelle grandi città e nei luoghi più sperduti.

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Li abbiamo frequentati (non tutti, purtroppo) e studiati: le tendenze di naming che emergono sono due.

La prima, ed è stata quella che si è affermata in fase iniziale, è quella dei festival che prendono il nome della località in cui nascono, con – in qualche caso – delle apposizioni per semplificare l’identificazione. E quindi abbiamo il Montreux Jazz Festival, il Salzburg Festspiele, il festival di GlastonburyCoachella e – andando indietro nel tempo al più famoso di tutti – Woodstock.

Pur essendo molto chiari dal punto di vista della localizzazione geografica – non si può sbagliare – i festival che seguono questa tendenza di naming hanno più di un punto debole.

Innanzitutto il loro nome non dice molto al di là, appunto, del luogo in cui si svolgono e, se il brand è privo di una apposizione descrittiva, non fornisce alcuna indicazione sul genere musicale che offre.

E poi – ed è la questione più rilevante oggi – cosa succede se il festival cresce fino a spostarsi al di fuori della località del proprio esordio? Qui iniziano i guai.

Forse ricorderete cosa accadde con l’Arezzo Wave (nome completo Arezzo Wave Love Festival, chi lo sapeva?), un festival principalmente rock nato nel 1987 ad Arezzo appunto. Dato il successo della manifestazione, nel 2007 il festival divenne itinerante andando a svolgersi in altre città italiane e cambiò nome, divenendo Italia Wave. Il festival – non sorprendentemente - ebbe alterne fortune fino a tornare definitivamente ad Arezzo e provincia dal 2012.

Lo stesso avviene quando ad essere connotante, nel nome, non è il luogo ma il periodo: l’importantissimo festival di musica classica Maggio Musicale Fiorentino sconfina in realtà fino a luglio; addirittura il teatro dove si svolge la maggior parte dei concerti si chiama Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, ma inutile dire che ospita concerti tutto l’anno. Risultato? Spaesamento da parte del potenziale spettatore.

Non tutte rose e fiori, quindi, per i nomi geografici. Tutt’altro.

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La pratica di rendere itineranti i festival, già messa in atto nel passato, oggi è estremamente comune, almeno per quelli più popolari: gli organizzatori sembrano spingere l’acceleratore sullo sfruttamento commerciale degli stessi per massimizzare i profitti. Ed ecco quindi il Tomorrowland, uno dei più popolari festival di musica elettronica nato a Boom in Belgio, che organizza spin-off negli Stati Uniti e in Brasile; il Loolapalooza, festival alternative rock e punk partito da Chicago, che oggi tocca regolarmente il Canada, il Cile, l’Argentina e il Brasile.

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Ecco allora che ben più funzionale è la seconda, anche cronologicamente, tendenza di naming per i festival musicali, quella dei nomi evocativi o inventati. I due grandi vantaggi che porta sono l’altro lato della medaglia dei nomi geografici: grande potere attrattivo e possibilità di esportazione al di fuori dei confini geografici iniziali. I nostri preferiti? Eccoli qua.

Il Burning Man, che si svolge alla fine di agosto nel deserto del Nevada, è basato sul concetto dell’auto-organizzazione e della fiducia del sé: niente lineup ufficiale, niente negozi, solo organizzazione spontanea di performance e attività le più svariate; il nome viene dal rituale del sabato sera di bruciare un enorme fantoccio di legno.

Il Latitude, che si tiene a luglio nel Suffolk, in Inghilterra, è il fratello minore, più tranquillo, remoto e meno popolato del Glanstonbury, ma ha un nome che evoca isolamento e pace.

Il Green Man, che si tiene in Galles a Brecon Beacons a metà agosto, mostra con chiarezza il proprio valore etico, sostenibile e non-corporate in un contesto musicale variegato. L’iniziativa è pluripremiata come “Miglior festival” in UK; il nome si spiega da solo.

Il Field Day è un festival londinese che si svolge a giugno nel Victoria Park ed è il paradiso degli hipster e di chiunque preferisca i vinili a Spotify. Il nome fa pensare esattamente a quello che avviene: una giornata sull’erba.

Il Bestival, festival musicale spostatosi dopo 13 anni dall’Isola di White in Dorset, è l’unico con un nome che viene da una fusione di parole, e per fortuna visto il recente spostamento della location.

Il Magnetic Fields, che si tiene nel Rajasthan in India, è pensato per gli appassionati di musica elettronica e yoga con portafogli profondi. Il nome magnetico richiama sia il genere musicale che l’atmosfera spirituale che si respira.

Nomi che fanno sognare, dunque, e che aggiungono una connotazione utile a costruire la promessa del brand, una promessa che – pena la competitività, sì anche dei festival – non va mai disattesa