Super Bowl LIII | I grandi brand name in esposizione sulla TV USA

Z_armelle-sabba.jpg

Armelle Sabba, Linguistic Director

 

Nomi, nomi, grandi nomi.

I più grandi e ricchi brand statunitensi trovano nel Super Bowl una delle voci di budget più alte, che cuba – per pochi secondi di esposizione – l’equivalente di un progetto annuale (danaroso) lanciato attraverso qualsiasi altro canale, e forse anche di più. Il costo del solo spot di 30 secondi è 5.000 000 di dollari, senza contare quelli di produzione per ingaggiare testimonial stellari, registi d’eccezione e realizzare video di altissimo livello. Ne vale la pena?

Per tante aziende sì. Vale la pena essere presenti all’evento sportivo dell’anno, quello che per tradizione interessa tutte le true American families e le fa aggregare davanti alla TV per 60 minuti semi-effettivi di gioco e di emozione. Vediamo perché analizzando qualche dato.

Il Super Bowl è l’evento televisivo che fa registrare gli ascolti più alti in assoluto negli Stati Uniti, incollando allo schermo tra i 90 e i 110 milioni di spettatori. Nota di colore: la domenica del Super Bowl è il giorno in cui gli americani consumano più cibo, secondo solo al giorno del ringraziamento (non a caso sono tante le aziende del food & beverage che decidono di investire milioni di dollari per essere visti in quel momento). E poi un dato sconvolgente, almeno per il nostro Paese: vista la notevole portata dell'evento, i principali network tv USA si alternano nel trasmetterlo. Per tutti questi motivi, il Super Bowl è una calamita gigante di entrate pubblicitarie: genera oltre 400 milioni di dollari per trasmettere i circa 50 minuti complessivi di annunci che circondano l’evento.

Quest’anno, per la verità, causa la scarsa energia sul campo, le cose non sono andate così bene e i brand hanno visto svilire almeno in parte il proprio investimento. Vediamo comunque quali sono stati i brand che hanno deciso di investire sull’esposizione mediatica offerta da questo evento impareggiabile. Eccoli tutti qui, insieme al loro spot.

Brand americani innanzitutto, ed è naturale. Budweiser Brewer ha superato tutti gli investimenti del proprio passato: ha acquistato 5 minuti e 30 secondi di spazio pubblicitario per promuovere l’intera gamma dei suoi prodotti di punta (Budweiser, Bud Light, Stella Artois, Michelob Ultra e Bon & Viv Spiked Seltzer). E poi ancora grandi classici: Pepsico, Doritos, M&Ms, Pringles, Burger King. D’altra parte abbiamo visto che si consuma parecchio cibo e i big player del food & beverage non potevano mancare, insieme ad altri brand giganti come Colgate o Olay (il nostro Oil of Olaz).

E oltre agli americani? Ci sono i global brand che puntano agli USA, case automobilistiche in primis che, dopo un periodo di lieve abbandono, tornano in prima fila: Mercedes-Benz innanzitutto è presente con il nome dello stadio, il Mercedes-Benz Stadium in Atlanta (e non è poco) ed è stato, come era ovvio pensare, tra i brand che si sono riservati uno spot di advertising on the air; oltre a Mercedes-Benz sono stati presenti anche Hyundai, Kia, Toyota, tutti con l’obiettivo di rafforzare il proprio posizionamento come produttori di SUV, now trending tra il pubblico americano

Ma c’è anche qualche europeo interessato a sfondare negli USA. Chi è? Stella Artois, che scomoda due personaggi celebri, Sarah Jessica Parker e Jeff Bridges che, per lo spot, tornano a vestire i panni dei due loro personaggi più celebri, Carrie Bradshaw di Sex & The City e the Dude de Il Grande Lebowski.

E tra i nuovi brand? Chi ha investito sul Super Bowl per la prima volta? Contenuti mediatici. Gli Avengers, ad esempio, ormai hanno trasceso la propria natura di film e assumono la proporzione di un vero e proprio fenomeno. Un intero spot li vede impegnati nel tentativo di salvare l’umanità: The Twilight Zone, un franchise televisivo che sarà sugli schermi a partire da aprile sulla CBS.

Tanto è l'hype intorno al Super Bowl che Twitter ha lanciato, per il secondo anno consecutivo, #BrandBowl53, una iniziativa che invita i marketing specialist a creare engagement verso gli utenti durante la partita.

Il Super Bowl è un vero specchio dei nostri tempi, the opportunity to shine portato all’estremo per brand danarosi e lungimiranti e per tutti gli altri di commentare a caldo l’evento più visibile dell’anno. Solo pochi brand possono permettersi la visibilità che offre ma non credo proprio che si tratti di una vera alternativa tra media tradizionali e l’evento globale: chi ha le risorse per permettersi il Super Bowl ha sicuramente in piedi anche un mix sapiente di iniziative distribuite sui canali tradizionali come social e stampa, se coerenti con la brand strategy.

Perché poi il Super Bowl si chiama così, è quasi un mistero. Per saperne di più potete leggere qui.